“Chiamò a se i Dodici e prese a mandarli a due a due?” (Mc 6,7)
I primi discepoli del Maestro da subito compresero che “essere suoi” significa farsi parte del suo progetto. Il Vangelo, la Parola che trasforma la vita non può essere tenuta dentro, deve essere necessariamente, annunciata a tutti. Il Vangelo non si può tenere per sé: il passare ad altri ciò in cui si crede è segno che si è ricevuta la buona notizia. Tutta l’avventura dei discepoli è un “passaparola”: venite a vedere anche voi quello che noi abbiamo visto.
Si può raccontare da soli ma partono in due, perché è meglio essere comunità, squadra, si è più credibili. Un mondo di compagnia è posto di fronte ad un mondo di solitudini ed è pronto ad offrire spazio agli altri. Aver scelto Gesù di Nazareth provoca la differenza e fa venir fuori la novità del discepolo nel suo modo di porsi di fronte alla storia, agli avvenimenti, ai fatti della vita, così da essere nel mondo la voce della gioia.
Per “riuscire a passare” il Vangelo occorre però alleggerirsi delle bisacce. È necessario alleggerirsi del possesso che ostacola ogni ideale.
E’ vera libertà andare controcorrente, contro quella visione comune che ci vuole tutti irregimentati, sotto padroni sempre diversi e sempre uguali, perché l’uomo d’amore, l’uomo della buona notizia, non si lascia ingannare da guerre preventive, perché resta sempre e comunque un uomo di pace; non esegue operazioni finanziarie per trovare risposte alle sue domande, perché sa bene che la propria dignità vale più di qualsiasi ricchezza; non si vende per far carriera, perché sa di valere più del posto da occupare. Annunciare la differenza del Vangelo nel mondo economico, politico, intellettuale è la sua unica valigia resa leggera dalla forza del vento contrario.
don Walter, vostro parroco.