“I MIEI PENSIERI NON SONO I VOSTRI PENSIERI!”
La Parola di Dio, che ascoltiamo in questa 25^ domenica del Tempo Ordinario, è particolarmente forte, energica, Parola che scuote, fa riflettere, mette in crisi la logica umana nel leggere i fatti della vita.
Talvolta i pensieri di Dio sono alquanto distanti dai nostri e il comportamento di Dio ci appare misterioso, tanto da non riuscire a coglierlo e capirlo. Ne è riprova il brano evangelico, nel quale il modo di pensare e di agire del padrone, descritto nella parabola, risulta per noi difficile da comprendere. Come valutare il comportamento di quel padrone? Se ponessimo come punto di partenza la giustizia distributiva (che dice: a ciascuno il suo; a chi ha lavorato un’ora, salario di un’ora; a chi ha lavorato una giornata, salario di una giornata) daremmo torto al comportamento di quel padrone!
Ma in quel padrone, siamo chiamati a vedere Dio, a scoprire il volto di un Padre che ha con ciascuno/ciascuna un rapporto personale, unico e irripetibile, rivelando il suo amore e la sua attenzione, al di là dei meriti che la persona può presentargli!
E poi se Dio ci donasse solo quello che abbiamo meritato, se misurasse con esattezza i nostri doveri e le nostre prestazioni, sarebbe davvero vantaggioso per noi? O non è meglio forse appellarsi alla bontà del Signore, senza fare troppi riferimenti ai nostri eventuali meriti?
Quel padrone distribuisce la paga non secondo la misura delle prestazioni degli operai, ma in vista del loro benessere e della loro gioia! La chiave di volta della parabola sta proprio qui: nel cogliere nel dono della chiamata al lavoro nella vigna il modo di agire di Dio. L’essere chiamati a servizio del Cristo a partire dal battesimo è una grazia, è un dono, che ci dice quanto il Signore ci ama.
don Francesco, vostro parroco