“SIAMO FORSE CIECHI ANCHE NOI?”
Il Vangelo di questa 4^ domenica di Quaresima si apre con un cieco che comincia a vedere e si chiude con dei presunti vedenti che continuano a rimanere ciechi.
Il miracolo compiuto da Gesù è raccontato da Giovanni in appena 2 versetti su 40, perché l’evangelista vuole attirare la nostra attenzione non sul miracolo in sé, ma sul dibattito che esso suscita.
Il tema della luce contrapposta alle tenebre è caro all’evangelista Giovanni, che più volte lo riporta nella stesura del Vangelo. Nel prologo leggiamo: “La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta!”
L’episodio del cieco nato non vuole semplicemente sottolineare che c’è lotta tra Gesù – luce e il male – tenebre, ma intende raccontare il dramma della luce, le ragioni profonde del suo rifiuto, l’esito positivo della sua accoglienza. Mentre il cieco si avvicina gradualmente alla luce, in parallelo, ma in direzione opposta, i farisei sprofondano nella cecità più assoluta e non si aprono alla verità di Gesù.
Il cammino del cieco è un procedere alla scoperta della vera identità di Colui che lo ha guarito: all’inizio ne parla semplicemente come di “quell’uomo chiamato Gesù”; poi afferma nettamente che deve trattarsi di “un profeta”; quindi arriva a proclamare con coraggio
che è uno che “viene da Dio”; infine approda alla fede nella rivelazione piena: Gesù è “il Figlio dell’uomo” e “il Signore”.
Il cieco nato e guarito ci rappresenta, e il fatto che non abbia un nome ci aiuta a rispecchiarci nella sua storia con il nostro volto e il nostro nome. Anche noi siamo stati “illuminati” da Cristo nel Battesimo, e quindi dobbiamo comportarci come “figli della luce” (2^ lettura). Il Signore “non guarda alle apparenze, ma legge nel cuore”
(1^ lettura).
don Francesco, vostro parroco