
“QUALE LOGICA SCEGLIAMO?”
Nel brano evangelico di Marco dell’11^ domenica del Tempo Ordinario, Gesù ci presenta un terreno fecondo quale luogo della rivelazione del Regno di Dio. Gesù insegna che tale Regno non cresce secondo i nostri criteri o la nostra logica: assomiglia, invece, al seme gettato in terra che germoglia e cresce, notte e giorno. Come, il contadino non lo sa.
Le parabole del seme e del granello di senape (quest’ultimo è un seme talmente piccolo, da sembrare insignificante) ci insegnano che, nonostante le difficoltà, il Regno di Dio si realizzerà, secondo tempi e modi che solo Dio conosce, di cui però anche noi possiamo diventare strumenti preziosi, per alimentarne il cammino e contribuire nel nostro piccolo alla sua realizzazione, attraverso la nostra fede, speranza e carità. Dio non è assente dalla storia, ma la domina dal di dentro.
E noi possiamo essere suoi collaboratori se ci mettiamo al servizio della forza irresistibile del Vangelo. Una domanda si impone: noi che “logica” scegliamo in questa avventura che è la vita terrena? Quella del potere umano o quella dell’umiltà che ci ha insegnato Gesù?
E’ su questa scelta, sull’amore, che saremo giudicati quando ci presenteremo davanti a Dio, al termine della nostra esistenza, per poter ereditare la gioia eterna. Certo non può essere figlio del Regno chi non apprende i tempi della fede e la pazienza della speranza.
Un seme germoglia, diventa fiore, diventa frutto, se una buona terra, se un buon concime lo nutrono. Terra e concime non vedranno il frutto e il fiore non saprà mai chi ringraziare, ma il miracolo sarà compiuto. Io posso essere buona terra, buon concime se in mezzo alla gente, porto la mia presenza di preghiera.
(Ernesto Olivero, fondatore del SERMIG)
don Francesco, vostro parroco