ASCESO AL CIELO, PER SEMPRE CON NOI
Il mistero dell’Ascensione, che oggi celebriamo, ha un duplice significato: cristologico ed ecclesiale.
Cristologico, perché ci fa contemplare Gesù, che nella sua glorificazione pasquale, siede presso il Padre.
Ecclesiale, perché colui che ascende al cielo, dopo esserne disceso, consegna alla comunità i suoi doni, come afferma la lettera agli Efesini: “A ciascuno di noi è stata data la grazia, secondo la misura del dono di Cristo!”
Sono doni legati in modo speciale all’annuncio della Parola: suscitano infatti nella comunità apostoli, profeti, evangelisti, pastori, che nutrono il gregge con il loro insegnamento. Il Vangelo di Marco conferma questa prospettiva: il Signore ascende al cielo, ma continua ad operare insieme ai suoi discepoli, inviati ad annunciare a tutti il regno di Dio.
Il Risorto rimane presente nell’agire della comunità, confermando la Parola che essa annuncia con i prodigi e i segni che l’accompagnano. Segni e prodigi che dicono che nell’impegno dei discepoli continua ad essere presente la grazia del Risorto. “Perché state a guardare il cielo?” domandano gli angeli ai discepoli. Più che contemplare il cielo, dobbiamo scrutare i segni del Risorto in mezzo a noi, riconoscere la sua presenza e annunciarla ai fratelli con la testimonianza del Vangelo.
PER ME VIVERE E’ CRISTO: La fede ci chiede di stare davanti all’Eucaristia con la consapevolezza che siamo davanti a Cristo stesso. L’Eucaristia è mistero di presenza, per mezzo del quale si realizza in modo sommo la promessa di Gesù di restare con noi fino alla fine del mondo (San Giovanni Paolo II)
don Francesco, vostro parroco