“Che cosa vuoi he io faccia per te?” (Mc 10,51)
Bartimeo era cieco. Seduto sul marciapiede della storia, mendicava aspettando la compassione come pane per vivere.
Il passaggio di Gesù per la sua strada è una proposta di libertà: se vuoi puoi guarire!
La luce degli occhi è comprensione del vero, profondità di conoscenza; nelle tenebre tutto è difficile, la paura prende il sopravvento su ogni cosa. La vista non è solo quella degli occhi: anche il cuore vede, la mente ha il suo “visus”, lo spirito cerca luce.
Il peccato è restare ciechi: è non vivere la vita nella sua pienezza, nella gioia della storia ricevuta come dono, nella comprensione della compagnia di Gesù.
Il Figlio dell’uomo è venuto nel mondo perché i ciechi riacquistino la vista.
La libertà inizia quando dentro chi è cieco il desiderio della luce vince quello delle tenebre.
Vedere è possibile per un miracolo d’amore, ma ogni guarigione interiore è data dal cammino verso la luce.
Chiedere di vedere senza lasciare il proprio mantello alle spalle, senza correre alla chiamata di chi apre le porte della nuova vita, è rassegnarsi alla propria condizione, è invocare senza cercare, pregare senza credere, bussare senza avere speranza.
Correre nella fede è necessario per poter ritornare a vedere; credere in Colui che passa per la nostra strada, nella Parola che salva è la condizione per vincere le tenebre: “Rabbunì, che io veda di nuovo!”
don Walter, vostro parroco