Tante volte mi chiedo a che cosa serve accendere una candela e pregare un santo quando Gesù ci ha rivelato che Dio è Padre ed è vicino a chiunque lo invoca. Non dovrebbe Dio ascoltare direttamente la nostra preghiera?
Il rischio infatti è quello di metter in secondo piano Dio che avendo una schiera molto folta di santi davanti che intercedono e che esaudiscono le preghiere diventa ancor più lontano e sconosciuto. Ma questo è l’esatto opposto di quello che Gesù è venuto a rivelare: Gesù infatti è il Dio fatto carne che scende dal “piedestallo” del cielo per farsi vicinissimo a ogni uomo, senza più intermediari e intercessori.
I santi allora che ci stanno a fare nella nostra vita di fede?
I santi in molti modi diversi ci dicono che quello che Gesù ha detto e fatto non è impossibile.
Ci sono pagine come questa delle beatitudini che se ci pensiamo bene sono molto sconcertanti. Come si fa a dire “beati i poveri” con la crisi economica che strozza le famiglie più povere (mentre i grandi industriali e politici che schiamazzano sono in realtà i più tranquilli)? Come si fa a dire “beati gli operatori di pace” in un contesto sociale e mondiale che va in direzione opposta alla pace? Come si può dire “beati i misericordiosi” quando la bontà e il perdono rendono perdenti, mentre vince solo chi è furbo e chi sa ingannare il prossimo?…
E la lista di pagine “impossibili” del Vangelo è interminabile e potremmo elencarle all’infinito.
Ecco, i santi ci dicono che tutto quello che è narrato nel Vangelo in realtà è possibile viverlo, e chi dice che in fondo è solo una favoletta per piccoli si sbaglia perché il Vangelo è un potente mezzo di rivoluzione per la nostra vita e l’intero genere umano.
I santi allora non sono da porre su un piedistallo alto e inarrivabile. Così infatti sotto sotto ammettiamo che “solo loro” hanno potuto fare quel che han fatto, mentre noi quaggiù nella vita concreta non siamo capaci.
I santi sono da porre al nostro livello e da loro riceviamo la “buona notizia” che il Vangelo è vivibile e più concreto di quel che pensiamo.