IV Domenica per annum: 28 gennaio 2018

“Sei venuto a rovinarci?” (Mc 1,24)

L’indemoniato di Cafarnao, investito dalla potenza del Maestro, sembra comprendere da subito quale direzione prenderà la storia umana. Cristo è venuto a spodestare la prigionia dell’uomo, a rompere le catene inique forgiate dal peccato. Ristabilire il giusto ordine delle cose è la sua missione, riportare l’uomo all’originaria innocenza è il suo comandamento.

Nel frattempo il potere delle tenebre è ancora forte, ma la Parola taciterà la menzogna, combatterà ogni offesa contro la verità: “Taci!” (Mc 1,25)

Il Maestro di Galilea è venuto a ristabilire il dialogo tra Dio e l’uomo, interrotto dal giorno in cui l’impostore offrì all’umanità vie diverse da quelle del Creatore.

Le sue parole sono via di riscatto. Tra mille lusinghe spesso è arduo trovare il significato dell’essere, la ragione del vivere. La tentazione di affidarsi al potere della scienza, ai miracoli della ricerca, ai prodigi della medicina, la suggestione di una vita senza più dolore, senza vecchiaia.

Ci siamo fidati delle parole umane e quelle parole abbiamo costruito il nostro destino. Il capitalismo riteneva di avere la soluzione per donare all’uomo un’esistenza felice, priva di preoccupazioni, la giusta regola del mercato che avrebbe risolto il problemi dell’umanità.

Costruita la nostra casa sulla sabbia e non sulla roccia, ci siamo ritrovati con un mondo diviso tra chi ha tutto e chi ha niente. Alla prima tempesta, divenuti tutti più poveri, ci sentiamo bisognosi di certezze e di onestà, mentre il Maestro continua a sgridare i demoni di ogni tempo: “Taci!”.

Ascoltare la parola del Maestro, farla propria, è la scelta credente. “Taci!” è allora il coraggioso grido contro i soprusi a danno dei poveri del mondo, contro l’ingiustizia verso i deboli, contro l’ingordigia di chi pensa di fare affari sulla rovina degli altri. “Taci!” è l’arte di chi sa combattere le false illusioni e i facili guadagni perché ha ascoltato la parola del Maestro, l’ha seminata dentro di sé e ha provato la gioia di passarla.

Don Walter, vostro parroco