“Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me” (Mc 7,6)
Non c’è cammino di fede che non sia calato nell’oggi, nella sostanza delle scelte, nella verità delle decisioni. La rappresentazione del creduto non può tralasciare, peggio, ignorare il contenuto della verità annunciata dal Vangelo. Il credente in Cristo sa che la sua vita è in gioco di fronte alla Parola e non vorrà perderne neppure una per conoscere la volontà del Padre, perché è in questa volontà che trova pace la sua ricerca: “Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi” (Gc 1,22).
Non si è credenti per le sole preghiere, per la pratica religiosa che certo esprime una forma del credere, ma si è credenti se si cerca l’amore di Dio, rendendolo visibile nell’incontro con i fratelli. Il rischio sempre in agguato è che la rappresentazione della fede si sostituisca alla sostanza del credere.
La fede non può prescindere dall’impegno per la trasformazione in bene della storia. La preghiera, i riti, le celebrazioni, se non disegnano il percorso di un ascolto dall’Alto, se non incarnano nella carità il modo vero di adorare Dio, restano parole vuote, obbligano alla forma e non al contenuto.
don Walter, vostro parroco