“Io sono il buon Pastore!”
Il Pastore conosce le sue pecore e questa conoscenza è proporzionata all’impegno profuso per tenerle al sicuro. L’unica difesa per il gregge è la voce del pastore. La voce del Maestro, la sua Parola, è l’unica strada per chi cerca risposte alla vita e alla morte, al dolore e al futuro.
La verità del mondo descrive parole date e non mantenute. Gesù di Nazareth ha stampato sul legno della croce la parla data e l’ha rinnovata per sempre il giorno glorioso della risurrezione.
La figura del pastore è poco usuale in tempo di tecnologie evolute, difficile da immaginare per l’uomo contemporaneo, ma la metafora che Gesù usa, è un dolcissimo richiamo e sarebbe un delitto non cogliere il grande amore che nasconde, solo perché ormai i pascoli ci sono stranieri.
Forse è più facile in tempo di sconfitte tracciare il profilo del mercenario che purtroppo è la figura nota in tutte le stagioni, presente in tutte le latitudini. Mercenari che governano le nazioni, che ben si guardano dal dare la propria vita, provocano povertà e restano immobili di fronte al dolore, complici degli aggressori del bene, lupi travestiti da agnelli. La fiducia nel bon Pastore consegne di immaginare ce nessuno resterà fuori dal suo ovile. Il pascolo è abbondante e il foraggio non manca. Altre pecore, deluse e derise da false promesse, hanno urgenza di ascoltare la Parola che salva. La voce del Maestro le porterà al sicuro: “Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore”. (Gv 10,16)
Don Walter, vostro parroco