“VENNE TRA I SUOI, E I SUOI NON L’HANNO ACCOLTO”
Il Vangelo della 14^ domenica del Tempo Ordinario ci racconta l’incontro tra Gesù e i suoi concittadini a Nazareth, là dove è cresciuto. Una domanda sorge scontata leggendo il testo dell’evangelista Marco: “Gli abitanti di Nazareth avevano conosciuto veramente Gesù?”.
Anche la risposta è altrettanto scontata: assolutamente no! Fino a pochi mesi prima, egli era stato per trent’anni in mezzo a loro come “il falegname, il figlio di Maria”, con una parentela ben nota a tutti. Sicuramente per essi era un giovane lavoratore, religioso, bravo, onesto, gentile. Quando però lo vedono “insegnare nella sinagoga” e sentono il racconto dei suoi prodigi, restano stupiti e sospettosi, fino a rimanere scandalizzati. Gesù, che si meraviglia “della loro incredulità”, fa l’amara esperienza del profeta disprezzato “in patria, tra i suoi parenti e in casa sua”.
A Nazareth Gesù non può compiere miracoli, perché per accogliere questi sono necessari cuori aperti alla fede. Mi ritorna alla mente un versetto tratto dal Prologo del Vangelo di Giovanni: “Venne fra la sua gente, e i suoi non l’hanno accolto!”
Lo stupore iniziale, invece di diventare fede entusiasta, si tramuta in scetticismo ed incredulità, che affonda le sue radici nell’incapacità di riconoscere la presenza e l’azione di Dio in ciò che è umile e quotidiano.
Lo “scandalo”, inteso qui come ostacolo a credere, deriva dal fatto che Gesù non rispondeva alla loro immagine di Dio: un Dio che, se si manifesta, deve farlo in modo evidente e spettacolare. Gesù non ricerca assolutamente questo “palcoscenico”. E proprio l’incredulità che tocca con mano in mezzo alla “sua” gente, lo blocca. Corriamo anche noi lo stesso pericolo dei concittadini di Gesù?
don Francesco, vostro parroco