Gesù è il Vivente. Al termine della sua missione terrena è asceso al cielo. L’Ascensione del Signore non è un episodio da considerare isolatamente, ma un aspetto del mistero pasquale. Collocato tra la Pasqua e la Pentecoste, è la celebrazione di quel “frattempo” che intercorre tra lo scomparire del Risorto e una nuova forma di presenza. In questo frattempo, Gesù prepara gli apostoli e i primi discepoli, la Chiesa nascente, a vivere la sua stessa missione che egli ha trasmesso loro e che potranno realizzare proprio grazie alla sua nuova presenza, non più fisica ma spirituale, e sotto l’azione dello Spirito Santo che presto riceveranno. Oggi il Signore ascende al cielo. E mentre chi sperimenta con gli apostoli l’assenza fisica del Signore si chiede guardando il cielo: “Ora cosa sarà?”, il Vangelo rimanda alla concretezza della terra e alla missione. Il Risorto, che ha costituito gli Undici suoi collaboratori per mandarli ben al di là delle frontiere della Palestina, oggi invia ogni credente in tutto il mondo a proclamare il Vangelo ad ogni creatura.
Elevato al cielo Cristo indica ai suoi il nuovo orizzonte dell’umanità salvata: essere per sempre con Dio. Egli associa al suo trionfo ogni battezzato, così i credenti sono già il popolo santo di Dio che ha vinto la morte ed è entrato con Cristo nel Santuario del cielo.
Egli non abbandonerà coloro che sono diventati suoi per il Battesimo, ma sarà con loro fino al suo ritorno glorioso.
Signore Gesù, hai compiuto la tua missione e ritorni al Padre, ma i tuoi amici ancora non hanno compreso tutto. Hai promesso il tuo Spirito e li hai invitati a prepararsi, pregando e amandosi, prima di andare nel mondo. Anche noi non abbiamo capito, siamo spauriti, guardiamo il cielo e non ti vediamo più. Apri il nostro cuore all’azione dello Spirito Santo.
don Francesco, vostro parroco