
Celebriamo la 30^ domenica del Tempo Ordinario. Oggi il Vangelo ci riporta una parabola raccontata da Gesù. E’ importante ricordare il motivo sotteso a questo insegnamento del Maestro di Nazareth. Egli si rivolge in particolare ad “alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri”.
I protagonisti del racconto sono un fariseo e un pubblicano (quest’ultimo considerato da tutti un peccatore!). Entrambi sono saliti al tempio a pregare. Sono messe a confronto due diverse modalità di vivere la preghiera. Il fariseo mette al centro della preghiera il suo IO; il pubblicano, fermatosi a distanza, con il capo chino e battendosi il petto, si rivolgeva con fiducia a DIO.
Ebbene Dio non ascolta la preghiera dell’orgoglioso, di chi si crede giusto e migliore degli altri, di chi si auto-incensa e giudica con superiorità il prossimo. Ascolta invece la preghiera e il grido che sale dal cuore di chi soffre nell’anima e nel corpo, si riconosce peccatore
e invoca misericordia e perdono.
E’ un grande richiamo ad avvicinarci sempre a Dio con profonda umiltà e con piena fiducia. Solo il pubblicano torna a casa “giustificato” (“toccato dalla grazia di Dio, salvato!”). La preghiera del fariseo / la preghiera del pubblicano interrogano ciascuno di noi sul nostro modo di pregare e di metterci al cospetto di Dio: a chi assomigliamo di più?
Chiediamo al Signore che renda il nostro cuore simile al suo, per poter essere figli del Padre e metterci dinanzi a Lui, senza paura, con le nostre povertà e i nostri limiti. E’ questa la chiave per una relazione autentica con il Signore, affinché la nostra preghiera sia un dialogo con il Signore della vita.
don Francesco, vostro parroco






