“L’ATTENZIONE AI POVERI VERIFICA LA NOSTRA FEDE”
Nei testi della liturgia di questa ventiseiesima domenica troviamo ancora una denuncia contro la ricchezza: la scorsa domenica i testi parlavano della ricchezza accumulata rubando e truffando; oggi l’argomento è quella ricchezza che è ingiusta quando acceca l’uomo e lo rende non solo insensibile verso il prossimo, ma lo induce a chiudersi in sé stesso, pensando esclusivamente ai propri interessi, alla soddisfazione dei propri desideri, e a nient’altro, quasi che la vita non abbia altro orizzonte, se non quello terreno.
Il profeta Amos, di cui leggiamo un breve passo, denuncia il lusso sfrenato e il disinteresse dei ricchi nei confronti di tutto il popolo d’Israele. Conseguenza di questo sarà l’invasione degli Assiri, pochi anni dopo, a radere al suolo quei ricchi palazzi e a deportare i loro proprietari in terra straniera.
Il ribaltamento delle situazione è una realtà che accompagna la storia umana. Lo leggiamo nella parabola evangelica del ricco e del povero Lazzaro: in ebraico significa “Dio salva”. Lazzaro è l’icona del povero più povero. Quale insegnamento possiamo cogliere da questa pagina del Vangelo? Non servono fatti straordinari per raggiungere la salvezza: serve avere uno sguardo che sa vedere nel prossimo il volto di Cristo: “Ciò che avete fatto ad uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt. 25,40); per raggiungere la salvezza serve rispondere con amore al grido del povero, attraverso gesti concreti di amicizia e solidarietà. E’ infatti l’amore che ci salva e ci conduce tra le braccia di Dio Padre.
don Francesco, vostro parroco