“DIO E’ SALITO SULLA BARCA DEGLI UOMINI”
La stupenda pagina evangelica proposta in questa domenica è una fotografia della nostra esistenza. Nell’immagine della barca è rappresentata la vita come viaggio verso una meta. Il vento contrario e il mare agitato rendono questo viaggio tutt’altro che semplice e scontato. Ciò che risolve questa situazione di grande incertezza, nella quale talvolta ci si ritrova, è la presenza di Gesù e la sua autorità su tutto ciò che minaccia la nostra integrità. La richiesta pressante degli apostoli: “Maestro, non t’importa che siamo perduti?” evidenzia lo stato d’animo di chi si sente travolto dalle situazioni impreviste e chiede aiuto. Nella risposta Gesù pone una ulteriore domanda che interroga le nostre coscienze: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”.
Nella progressiva scoperta dell’umanità di Gesù scopriamo che il Figlio di Dio non risponde ai bisogni – talvolta falsi – di sicurezze umane. Non è la formula risolutiva delle nostre difficoltà e dei nostri problemi: un Dio così sarebbe un Dio tappabuchi. Ci è chiesto di essere persone di fede. Ma non di una fede che è fuga o disimpegno. Sarebbe inoltre una falsa fede quella che cercasse Dio solo come consolazione individuale e come soluzione diretta delle difficoltà nelle quali ci troviamo. Aver fede significa abbandonarsi a Dio anche quando lui “dorme”, perché sappiamo che nessuna difficoltà può vincerci; Dio le ha già vinte.
A te, Signore, la nostra speranza grida nella solitudine delle nostre sofferenze, perché tu ci dia la fede di vederti presente, quando ci tendi la mano e quando ci prendi in braccio, perché non ci sentiamo abbandonati alla disperazione e il nostro spirito trovi sollievo nella tua paterna consolazione.
don Francesco, vostro parroco