Il Vangelo della terza domenica di Pasqua ci riporta l’apparizione del Risorto agli apostoli nel cenacolo a Gerusalemme. In tutti i racconti delle apparizioni di Gesù dopo la resurrezione c’è un dato costante: i discepoli non lo riconoscono. L’apparire improvvisamente è un modo per presentare la realtà nuova del Risorto. Come per i discepoli di Emmaus, il punto di arrivo a cui il Risorto vuol condurre gli Undici è di ri – conoscerlo vivente e credere in Lui. Il Signore appare al gruppo degli Undici, i primi credenti. Nonostante le testimonianze precedenti permangono i dubbi e le difficoltà a credere. Gesù da prova di grande pazienza: dialoga con loro, accoglie i loro dubbi, è attento alle loro difficoltà, li conduce poco alla volta ad una realtà nuova che li supera e li trascende. Fa loro il dono di sperimentare la verità della sua presenza corporea: li invita a toccare e guardare, chiede loro del cibo per condividere ancora quella convivialità, che apparteneva al loro vivere insieme. Li invita a rileggere le Scritture alla luce della sua passione, morte e resurrezione: a riconoscere che lui, Il Risorto, altri non è che il Crocifisso, passato da questo mondo al Padre. Le apparizioni non sono mai rivolte ai singoli, anche quando Gesù appare ad uno solo; vi è sempre l’invito a portare l’annuncio ai fratelli.
Signore Gesù, quanta fatica hai affrontato per aiutare i tuoi amici a riconoscerti risorto, lo stesso di prima, ma tutto nuovo. Hai mangiato del pesce, ma avevi fame della fede degli apostoli, prima, e di tutti gli altri, dopo. Grazie a loro, anch’io ti ho conosciuto, ho visto te nella Chiesa, ho ricevuto la tua Parola e la tua Vita. Aiutami ad essere vero: che io non dica di conoscere te, di amarti davvero, mentre non riconosco il tuo volto nel fratello.
don Francesco, vostro parroco