In questa quarta domenica del cammino quaresimale la liturgia della Parola pone ai cristiani una domanda: che cosa si deve fare per essere salvati? Una sola cosa: credere. Non si tratta solo di riconoscere che Dio esiste, ma di credere nella presenza e nell’opera salvifica del Figlio di Dio. La fede che salva è nel Cristo morto e risuscitato, elevato sulla croce e nei cieli.
Felice chi leva gli occhi e vede ciò che l’occhio puramente umano non può vedere: nell’uomo crocifisso, il Salvatore. Amando fino alla fine, Gesù dona all’uomo il perdono e gli rivela l’amore misericordioso con cui Dio ama il mondo. La croce del Figlio diviene salvezza per chi accoglie senza riserve il dono di Dio. Elevato sulla croce, il Risorto eleva con sé l’uomo. Colui che sa guardare alla croce e riconosce su questo patibolo di morte il Figlio del Dio vivente, è già risuscitato con Cristo e può dire che Cristo vive in lui e lo salva. Credere nell’amore è già salvezza, perché Dio è amore. Noi siamo tutti peccatori e abbiamo bisogno di essere salvati. Ma il perdono è sempre dono gratuito di Dio.
La relazione tra Dio e l’uomo è basata sul dono, la bontà, l’amore e la misericordia di Dio. Egli salva l’uomo non per i meriti, né per le opere, ma solo per il suo grande amore.
Signore Gesù, la tua vita e le tue parole sono luce per togliere il velo che nascondeva l’amore del Padre tuo, che è anche nostro. Le tenebre avevano accecato non solo gli occhi ma anche il cuore e noi, pur impastati di luce, abbiamo preferito le tenebre. Ti abbiamo visto sulla croce e abbiamo creduto che il buio vincesse la luce e la speranza diventasse illusione. Ma la luce della tua Pasqua trasfigura le piaghe della croce: mille raggi partono da loro e illuminano chi guarda a te.
don Francesco, vostro parroco