“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna” (Gv 6,54)
Maria avrà sicuramente avrà impastato il pane e preparato l’agnello con le erbe amare per quell’ultima cena… avrà visto suo figlio, suo maestro, spezzare il pane e offrire il vino e avrà sentito le solenni parole che pronunciò: “Questo è il mio corpo, mangiatene tutti. Questo è il mio sangue, bevetene tutti”.
Anche la Madre avrà bevuto quel vino e avrà mangiato quel pane, mentre le sue parole le avranno spezzato il cuore.
Se gli altri avranno cominciato a capire che qualcosa stava accadendo, la Madre, che dal giorno del concepimento conservava ogni cosa nel suo cuore, comprese che quando il figlio parlava di vita donata, quando affermava che non c’è amore più grande di chi dà la propria vita per chi ama, parlava di sé, del suo corpo e del suo sangue versato.
Maria era la donna che aveva partorito il Cristo, colei che, unica al mondo, era stata unita al Figlio dell’Altissimo in modo del tutto speciale. Ora, grazie all’eucaristica cena, quel suo particolare privilegio non veniva cancellato, ma veniva condiviso in modo diverso con tutti i commensali.
Mangiare quel pane consacrato significava che tutti, come lei, avrebbero potuto accogliere la potenza dell’Altissimo nel proprio grembo. Il pane dice cibo, ma anche carne, perché se mangi pane diventi pane e se mangi Cristo diventi la sua carne.
Maria in quell’ultima cena vide scendere l’amore nel cuore di ogni uomo e capì quanto Dio amasse il mondo tanto da farsi pane per diventare carne in ognuno di noi.
Don Walter vostro parroco