“Perché vi agitate e piangete?” (Mc 5,39)
La risurrezione della figlia di Giairo, provoca pensieri inauditi di gioia.
Il nostro è un Dio della vita e non della morte: questa è un’affermazione di grande conforto; presuppone però un percorso credente e un rapporto diverso con Dio.
Dio premia i giusti e condanna i peccatori è una verità con cui fare i conti e che indirizza il proprio personale percorso in sentieri di giustizia e di pace.
Il premio è la giusta ricompensa per una vita santa, il castigo la conseguenza di un rifiuto. Ereditiamo in tale convinzione qualcosa che viene da lontano perché è più semplice dividere la realtà tra bello e brutto, tra buono e cattivo, tra vita e morte, e porre un Dio Padrone al di sopra di noi pronto a giudicarci.
Quale colpa ha allora una bambina che si ammala fino a morire? Per i più, premio e castigo non sono solo eredità futura ma giudizio sul presente, che segna la qualità della vita e della morte, stare bene o male, tutto dipende dalla volontà di Dio: non cade foglia che Dio non voglia, anche se ci sono foglie pesanti come macigni.
La verità scandalosa che sconvolge l’idea pagana di una morte causata da un dio crudele è quella che grida la Paternità del Dio cristiano che cura le piaghe, sana i feriti, resuscita i morti.
Questo è il nostro Dio, quello che conosciamo per il Vangelo annunciato da Gesù. Cristo vuole che nessuno si perda.
don Walter, vostro parroco