“Pace a voi!” (Lc. 24,37)
Credere nel Risorto è lottare per la pace definitiva, farsi carico di un annuncio che liberando il mondo dal peccato lo ristrutturi come sentiero luminoso di pace.
Chi dice “credo” ma non lotta per la riconciliazione tra gli uomini è menzoniero. Gridare la pace, non è dimenticare il torto subito, non è cancellare le ferite del passato. Pensare che chi fa pace non conservi memoria è credere di poter cancellare dal corpo del Risorto le insegne del martirio.
Pace è riconsiderare la storia, purificarla dall’affronto, dalla contrapposizione violenta.
Pace è purificare la memoria del torto subito, trasformando il male ricevuto in opportunità, in dono, in forza contrattuale per superare l’odio, per ritrovare fratelli perduti e ristrutturare frontiere per unire e non per dividere.
La pace è l’unica alternativa data a chi in forza della Parola ritrova la parola condivisa, e se la prima sfida del Risorto è la pace, la sua comunità, la Chiesa, si deve porre tra gli uomini come testimonianza di pace.
Pace non è rassegnazione al nemico, non è vile abbandono della battaglia ma un combattimento che s’ingaggia con diversa arma. L’amore è più forte dell’odio, il perdono è la vittoria più grande dell’offesa.
La pace nasce dalla consapevolezza che il primo nemico dell’uomo è la sua ignoranza: “Voi avete agito per ignoranza” (At. 3,17)
Don Walter, vostro parroco.