“Lasciarono le reti e lo seguirono” (Mc 1,18)
I primi compagni furono ingaggiati per una straordinaria battuta di pesca: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini” (Mc 1,17).
“Tu seguimi”, oggi come allora un invito esigente. Sulle sponde della nostra vita, sul mare della nostra esistenza, della nostra quotidianità, fatta di bonaccia e di tempesta, il Maestro di Galilea passa e chiama. Seguirlo è lasciare, è sapere di doverlo fare perché “il tempo si è fatto breve”. Nel momento in cui il Maestro fa ingresso nella nostra vita, e noi gli permettiamo di entrare , tutto si esalta, si relativizza, tutto è compiuto in ragione della sequela. L’incontro con Cristo obbliga a guardare la vita con occhi nuovi; ogni cosa è diversa, tutto viene orientato dai suoi passi.
Guardare nella sua direzione è dare senso alla vita, significato al tempo e alle ore; è lasciare le reti della presunta sicurezza, della falsa tranquillità, del conformismo, di una storia prigioniera di calcoli egoistici. Lasciare le reti per le sue significa farsi compagno del suo Vangelo. I primi compagni mettendosi in gioco lo seguirono provandoci.
Allora come oggi è difficile stargli dietro, ciò che ci è richiesto non è di avere la sua stessa andatura, correre alla sua stessa velocità: non è vincere la gara ma tentarci, riuscire a mettercela tutta per correre la sua avventura. Lasciare le reti è convincersi che le sue sono più robuste, più sicure per godere il guadano in una pesca miracolosa. Non avere paura del giudizio per i passi andati a vuoto, ma fidarsi dell’amore della guida che sa aspettare anche chi rallenta e chi con serena fiducia lo ha scelto come battistrada.
Don Walter, vostro parroco.