Maria, Giuseppe e il Bambino sono la prima famiglia cristiana, origine da cui partire.
La nostra società è profondamente cambiata, ignorarlo è impedire al Vangelo di incarnarsi. Il mondo è in rapida evoluzione, costretto da mode e nuove idee a modificare i valori fondamentali.
E’ difficile non capire che cosa sai successo negli ultimi anni alla coppia: la pratica del divorzio è ormai pane quotidiano e nuove forme di famiglia avanzano. Tantissimi hanno fatto esperienza della sofferenza di un abbandono o hanno deciso consensualmente altre vie coniugali. Tanti fanno i conti con un dopo non previsto, anche economicamente, e la gestione dei figli, il dialogo, a volte il conflitto, con le nuove parentele costa.
Per tanti questo è una conquista, tuttavia, imporre il silenzio sul modello cristiano della famiglia è contro la libertà. Sarebbe drammatico, anche per chi la pensa diversamente, ipotizzare che un matrimonio fondato sul sacramento sia di per se stesso, dati i tempi, obsoleto e troppo complicato, esigente, e per questo impraticabile.
L’amore è sempre indissolubile: se si ama qualcuno sapendo dal principio che è una storia a termine, vuol dire che non è amore, ma calcolo. Capire il dramma di una separazione, accogliere, come da più parti reclamato, chi non vive il matrimonio sacramento, non significa che si possano mettere sullo stesso piano la fedeltà e l’infedeltà, il rispetto del vincolo e il non rispettarlo.
Il matrimonio è un’esaltante esperienza, la famiglia unita è ricchezza irrinunciabile. I nostri giovani, invece, spesso arrivano al matrimonio correndo l’emozione, più che la responsabilità, e qualora si ricordi loro che il matrimonio è sacro, non hanno remore nel rispondere che, comunque vada, c’è sempre una via d’uscita. Se ai giovani lanciamo un messaggio di precarietà e non offriamo ideali saldi, rendiamo le loro scelte inconsistenti.
Un sì per sempre è possibile, si può costruire e mettere la propria libertà nelle mani di un altro per farlo felice, soprattutto per essere felice: è l’egoismo del sì. E poi c’è altro. Sebbene il divorzio sia dato per legge, nessuna legge può autorizzare un padre e una madre separati ad usare i figlio l’uno contro l’altra. Un figlio non ha altro diritto in natura che i genitori che gli sono dati. E’ grave usare la propria libertà, reclamata per sciogliere un matrimonio, compromettendo la libertà dei figli. La solitudine dei nostri ragazzi, le loro difficoltà, nascono dalla nostra irresponsabilità. La legge umana spesso è una convenzione, la natura richiede invece che un padre non abbia alla libertà che esserlo, e che una madre, quando mette al mondo un figlio, sia madre per sempre.
L’amore più grande è dare la vita per l’amato. Come cristiani siamo chiamati ad esercitare la missione della pace, la passione per la verità e la coerenza con il Vangelo, ad essere il sale della terra e la luce del mondo. Proporre i nostri ideali non sempre è facile, specialmente quando la nostra voce sembra essere impopolare. Tuttavia difendere il sacramento del matrimonio, non è crudeltà, come ritiene qualcuno, non è insensibilità verso chi vive una scelta diversa. E’ lottare per quell’ideale in cui si crede, è coerenza tra il nostro sì credente e la vita, senza mai trascurare la misericordia e il rispetto per chi sceglie altro.
La festa della Santa Famiglia è una proposta di stile, conforto per chi dona ogni giorno la gioia e la sofferenza per la pace e la stabilità della propria casa. Stupenda provocazione in tempi di fuga.
don Walter, vostro parroco.