“Vegliate: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà” (Mc 13,35)
L’attesa del Signore non deve intimorirci, non dobbiamo aver paura d’incontrarlo, i conti è necessario farli con la propria vita, ogni giorno, per essere pronti con la cintura ai fianchi e la lucerna acceasa, con l’abito della festa cucito addosso con il filo della giustizia.
Conoscere il sapore dell’attesa è vivere il tempo con i giusti ritmi: la fiducia nel tuo futuro, se sai aspettare, ti dà un domani. Se ti dai un futuro metti in moto l’ottimismo, cibo prezioso per il vivere. Se sai aspettare, perché credi nel tuo futuro, il tuo carattere muta e da spento diventa luminoso, da depresso, aperto. Se tu hai un futuro, sei capace di aspettare, di capire il silenzio dell’attesa, sai esercitare l’arte della pazienza, virtù di chi davvero vuole essere forte nel tempo delle facili promesse, mai mantenute.
So che Lui tornerà. Saprò aspettare, saprò vigilare e vegliare: Egli mi renderà saldo fino alla fine. (1Cor. 1,8)