Nella logica di Gesù… (Lc 6,17.20-26)
Le beatitudini, in Luca, Gesù le proclama scendendo dal monte in cui era stato in ascolto del Padre nella preghiera prolungata. Scendendo, come nuovo Mosé dal monte, in quella pianura si trova una “folla di discepoli” e “moltitudine di gente”… Attese religiose comprensibili, diverse, confuse, contrastanti da parte delle persone di allora come di oggi. Lui senza paura di esser incompreso dice e continua a dire cose “inaudite” da capire, se non si entra nella logica del Regno e del vero discepolato: “Beati i poveri, gli affamati, i sofferenti, i perseguitati a causa del Figlio dell’Uomo”.
Gesù si definisce come Figlio dell’Uomo, la sua strada non può essere lo scardinamento delle ingiustizie sociali con la forza politica e militare, non sarà il risolvimento miracoloso delle fragilità e malattie umane; sarà invece una “camminare accanto” da parte di Gesù e dei suoi veri discepoli con la forza dello Spirito che aiuta a scardinare dall’interno le ingiustizie e le fragilità umane, e questo anche nella disposizione di pagare di persona. Folle Gesù Cristo per proporre questo e non essere frainteso dai suoi (i discepoli) e avversato, condannato dal potere mondano: eppure questo Gesù fa e lo continua a fare.
In Luca oltre alle quattro beatitudini ci troviamo quattro maledizioni. Ma Dio, Gesù non maledice, Dio è incapace di augurare il male o di desiderarlo. Si tratta non di una minaccia, ma di un avvertimento: se ti riempi di cose, se sazi tutti gli appetiti, se cerchi applausi e il consenso, non sarai mai felice. I Guai sono il compianto di Gesù su quelli che confondono superfluo ed essenziale, che son pieni di sé, che si aggrappano alle cose. Le beatitudini invece son la bella notizia che Dio regala vita a chi dona amore, che se uno si fa carico della felicità di qualcun altro, il Padre si fa carico della sua felicità. Bello e possibile, seppur a volte difficile, comunque da provarci a vivere le beatitudini.
Don Ferruccio Furlan