“Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio” (Mc 10,23)
Le parole a volte non dicono perché non riescono più a provocare significati, ad aprire quello scrigno straordinario che ciascuna di esse contiene, a dare senso alla voglia di comunicare. Troppa solitudine, troppe parole vuote. “Donaci Signore la sapienza del cuore”.
È difficile avvertire il sapore delle cose quando ormai sono diventate scontate, già conosciute. Si resta insoddisfatti perché terribilmente soddisfatti, sazi, nauseati dal troppo, come il giovane ricco.
Non si è discepoli del Signore solo perché si rispettano le leggi, perché non si fa nulla di male: se vuoi essere felice devi vincere quello che ti intristisce, quello che ti porta il male dentro, la malattia del possesso. La ricchezza non è soltanto questione di beni posseduti, è uno stile di vita inadeguato, è uno sguardo puntato su un Dio diverso dal Padre di Nostro Signore Gesù Cristo.
È un peccato morire ricchi di cose e poveri d’amore, è un peccato pensare di conquistare il mondo intero e poi perdersi senza lasciare memoria degli affetti e di compagnia. Essere discepoli del Signore è farsi seguaci di una Parola che invita alla verità. Difficile dirla a se stessi e tuttavia, qualora si riesca a farlo è capace di provocare una felicità definitiva.
don Walter, vostro parroco.