“Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete in eterno” (Gv 6,35)
La conseguenza della moltiplicazione dei pani e dei pesci non tarda ad arrivare. Non si era mai visto nulla di simile, e mai prodigio sembrava più rispondente all’idea di un Dio comodo in cui ci piace credere. Il prodigio sposta i popoli in cerca di soddisfazione. Un Dio al servizio dell’uomo conviene: invocarlo per il proprio bisogno, sperando nella sua accondiscendenza, è l’unico credo che accomuna non pochi.
Se è giusto chiedere un pane da spezzare per la salute del corpo, per i figli da sfamare … imprigionare la fede nell’interesse particolare, nel bisogno di un istante, nel fugace sollievo di un momento è tradire il Vangelo.
È giusto chiedere il pane, ma bisogna chiedere prima quello del cielo, necessario per la vita eterna. E’ giusto lottare per il pane da condividere, da spezzare in fraternità per rispondere alle attese di poveri, ma il Vangelo presuppone un percorso di conoscenza del cielo che diventa motore per la testimonianza nella storia.
Non di solo pane vivrà l’uomo, e proprio perché la ricerca della vita passa attraverso la conversione delle attese, del futuro, della comprensione e del giudizio sul proprio essere nel mondo, là dove sarà la mia richiesta là sarà la mia fede.
La nostra domanda di senso, la supplica per un mondo più giusto, purificato dal peccato e dalle sue conseguenze, non lasciano indifferente Gesù. In nome del suo amore, a chi chiede sarà dato, a chi bussa sarà aperto a condizione che il Regno sia il sogno condiviso, che il miracolo sia provocato dalla fede.
Don Walter vostro parroco