In verità forse ciò che manca è proprio un po’ di sano umorismo, di senso della misura, e di autoironia. Che fa’ rima con umiltà, con modestia, con serenità. Si, se sapessimo sorridere di più forse il nostro tempo migliorerebbe.
E’ una questione seria, importante, il riso: saper ridere di sé, con gli altri, è sempre segno di saggezza. E’ il ridere degli altri, da soli, magari di nascosto, alle spalle, che invece p sintomo d’orgoglio, di boria, di presunzione, basi dei luoghi comuni!
Imparare a sorridere dei propri limiti, delle proprie storie, delle proprie parole aiuta a cogliere in modo diverso la vita stessa. Ci sono dei momenti in cui penso che Dio stesso sorrida del suo creato, non potendo fare altro.
Un vecchio detto chassidim, i mistici ebrei della vita quotidiana, racconta che Dio cerò l’uomo semplicemente perché amava sentirlo raccontare storie. E che l’uomo avesse storie da raccontare, sia ieri che oggi, non v’è alcun dubbio!
La questione si pone riguardo al racconto, ovvero a quanto si aggiunge, si toglie, si modifica del senso delle parole, e a quanto troppe volte il racconto perda di spontaneità e di voglia di relazione. Sarebbe interessante come esercizio, riprendere a raccontarsi, e, alemanno ogni tanto, a fidarsi degli occhi degli altri.
Centro per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso – Trento 2017