II Domenica per Annum

 Le nozze di Canaan: l’attenzione e la preghiera di Maria. 

Il vino delle nozze di Canaan, il vino della gioia, della festa, della comunione sponsale e amicale… Così l’evangelista Giovanni fa iniziare il ministero di Gesù in Galilea: con una festa di nozze. Non fraintendiamo, non è il vino, l’alcool abbondante dell’ubriacatura o dello sballo, come direbbero i giovani oggi, per fuggire dai problemi e dalle difficoltà della vita. Il vino è il simbolo della promessa di una comunione di gioia senza fine tra noi e quindi anche con Dio che noi sentiamo lontano. In quante situazioni della vita personale, familiare, sociale sentiamo carente, mancante la passione per la vita. Anche nelle nostre feste, riti, celebrazioni religiose o laiche sembra spesso mancare la gioia. Chi si accorge di questo a Canaan è Maria, la madre, che con delicatezza lo fa presente a Gesù e lo “forza” a fare il primo segno, miracolo, di cui quasi tutti gli invitati non si accorgono o si accorgono “solo” di un vino migliore, eccellente. 

“Non hanno più vino”, dice la madre e ancora lo ripete a Gesù Cristo per la Chiesa e per il mondo. La verità della nostra deficienza, mancanza di vita, di Spirito Santo la riconosce Maria, la Nuova Eva e coloro che con lei sono rivolti a quel Figlio che in obbedienza al Padre è venuto a inaugurare il Regno con la sua Pasqua. A Cana di Galilea inizia tutto questo: le nostre anfore vuote riempite in “obbedienza di fede” dall’acqua della nostra vita sono “cambiate” in vino nuovo, buono, profumato dal Figlio di Dio, il Nuovo Adamo. Anche i discepoli che aveva con sé Gesù non vedono e capiscono tutto, capiranno. Chiediamo di unirci a Maria con il suo sguardo discreto, non giudicante per entrare nella sua preghiera: “Non hanno più vino”: non abbiamo più vino, fa entrare nelle nostre vite, nelle nostre relazioni, nelle nostre famiglie nella nostra comunità il vino nuovo del Tuo Santo Spirito. 

Don Ferruccio Furlan