“Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri” (Mc 12,43)
Due monetine non fanno rumore nella cassa dei potenti.
Il rumore del denaro, per l’uomo di fede non è tanto fragoroso quanto quello della piena, totale, libera generosità.
L’ostentazione del potere passa anche per le offerte generose, e il fracasso della beneficenza più che dare conforto ai deboli rende servizio al donatore.
Se la storia delle convenzioni umane prevede che i primi posti, anche nei templi costruiti dagli uomini, siano riservati ai ricchi e ai potenti, nell’annuncio di Gesù il posto migliore è dato alla purezza di cuore che, benché sia spesso silenziosa, viene premiata dal Signore, Padre di misericordia: “Date e vi sarà dato”. (LC 6,38).
Se la vera riconoscenza viene da Dio, lo sforzo allora dovrebbe essere messo nel riconoscere il testimone di misericordia.
È necessario cercarlo, individuarlo, confrontarsi con lui per imparare dalla sua ricchezza a vincere la vera povertà generata dal calcolo, dall’egoismo, dalla paura di perdere le proprie sicurezze.
In un tempo di crisi come quello che stiamo vivendo, molti benestanti eliminano la solidarietà, mentre chi è in difficoltà economica continua a sentire il dovere della condivisione.
Forse perché solo chi soffre comprende il sofferente, ma questo non giustifica l’avarizia dei ricchi.
La generosità del povero spesso ridicolizza il falso potere degli egoismi terreni.
don Walter, vostro parroco.