XI Domenica per annuo: 17 giugno 2018

“Di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce” (Mc 4,27)

Contrariamente ai regni della terra, il regno di Dio non ha bisogno dei poteri del mondo per affermare la sua supremazia sull’umanità. Non è dato all’uomo conoscere i tempi e i modi in cui il regno di Dio attraversa la storia e le storie di ciascuno di noi. L’uomo però deve collaborare alla costruzione del regno, ma l’iniziativa di Dio rimane sempre al di sopra di ogni tentativo umano di forzare il corso della storia.

I poteri della terra apparentemente vincenti, vengono estorti, rubati, finiscono per imprigionare e non per liberare l’uomo, finiscono sempre per schiacciare gli umili e innalzare i potenti. Eretti per nutrire sé stessi, sono insaziabili, tutto divorano, e incapaci di attendere la mietitura, i potenti della terra impugnano la falce prima del tempo. Credendo di raccogliere ricchezze distruggono ogni cosa.

Il loro seme germoglia, la pianta si innalza, diventa un albero alto, ma all’ombra dei suoi rami si oscura la terra: ingiustizia e soprusi governano il mondo. Ma più i suoi rami crescono rigogliosi, più il suo tronco si piega fino a crollare su sé stesso al primo soffio di un vento leggero, lo Spirito di sapienza e verità, lo Spirito del Signore che sempre ascolta il grido del povero: “Sapranno tutti gli alberi della foresta che io sono il Signore, che umilio l’albero alto e innalzo l’albero basso, faccio seccare l’albero verde e germogliare l’albero secco”(Ez 17,24).

Contro la tentazione di cedere al pessimismo e alla rassegnazione, anche quando sembrerebbe che tutto è perduto in un mondo sedotto dalla corruzione, dalla violenza, dalla prevaricazione, l’uomo di fede coltiva quel piccolo seme dentro di sé, il seme della giustizia, dell’onestà, della solidarietà, il seme della pace, e attende con pazienza e perseveranza che “il terreno produca spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno della spiga” (Mc 4,28)

Don Walter, vostro parroco.