Domenica di Pentecoste

“Quando verrà il Paraclito” (Gv 15,26)

Il Dio nascosto, che ha mostrato il suo volto nel volto del Figlio, si rende per sempre presente nella vita della comunità degli uomini soffiando il suo Spirito. Lo spirare del vento è attesa di rinnovamento: là dove il vento smuove, là di sicuro la vita non muore. Il soffio di vita assicura che il Maestro non lascerà solo il suo gregge.

Lo Spirito è vento gagliardo che scuote la storia, la consola, e in questo lembo di cielo che ci è dato per il nostro viaggio, il vento spira perché la ricerca possa essere capace della verità. Lo Spirito sposta creando spostati. Lo spostamento porta altrove, provoca itinerari inesplorati, crea movimento nel gruppo di coloro che hanno scelto la novità di Cristo. Aprire, allargare, lasciare correre la novità è la nuova filosofia. Coloro che sono smossi dal vento decidono il da farsi, lasciando a Dio la parola decisiva.

La ruah,il vento di Dio, sposta, entra nel cenacolo e corre all’esterno sconvolgendo la logica del genere umano che vuole separazione là dove c’è differenza legata alle diverse lingue. Babele è una torre antica, alta, costruita per sfondare il cielo, per cercare di spodestare Dio. Ma senza Dio l’uomo è diviso, muto di memoria condivisa. L’unità originaria è perduta, dimenticata. Pentecoste è l’anti-Babele.

Il vento di Dio rende l’uomo pienamente uomo. Senza il suo vento non c’è vita. Se il mondo è ancora diviso e lacerato è anche colpa di noi cristiani che, benché vestiti di vento, facciamo fatica a lasciarlo soffiare. Oggi c’è bisogno di coraggio, di un coraggio che nasce dalla volontà precisa di non imbrigliare il vento di Dio. Oggi è necessario che lo Spirito venga ad incoraggiare il nostro percorso. Oggi è necessario gridare come gridavano i primi cristiani: “Vieni Spirito Santo e rinnova la faccia della terra”. (Sal 103,30)

don Walter, vostro parroco.