LA SETTIMANA SANTA

“Osanna! Benedetto colui che viene ne nome del Signore” (Mc 11,9)

La drammatica lettura della passione di Gesù diventa un progetto, una via da attraversare per entrare nel mistero di questa Santa Settimana. Nel cuore stesso della sua struttura è data un’ambivalenza, quasi una contraddizione, perché la celebrazione della Domenica delle Palme, presenta tonalità e colori così in rapida alternanza, che descrivono il passaggio dalla gioia della festa al dolore del lutto. La liturgia della domenica si apre con un grido di gioia: “Osanna”. Un grido che vorremmo poter ripetere sempre, forti dei nostri desideri, dei nostri sogni, per la presenza di Dio.

Tuttavia la gioia sembra durare un attimo, come nell’esperienza di tanti, dinanzi alla strada dolorosa del giusto condannato al martirio. Scenari opposti, per qualcuno lontani l’uno dall’altro. La Domenica delle Palme è la più contraddittoria delle celebrazioni ma è anche la più umana perché descrive la realtà di un dramma e racconta il salto dalla fede alla disperazione, dal coraggio alla paura, dall’abbandono in Dio al sentirsi abbandonati da Dio. La festa fa i conti con la croce che segna il confine tra chi cerca Dio che non trova e chi, accogliendo il grido al cielo dell’unico innocente, riesce a proclamare come il centurione: “Davvero quest’uomo era figlio di Dio”.

La passione del Padre, che consegna la sua risposta il terzo giorno, è celata sul legno della croce ma già da allora presente nel dolore del Figlio, nelle sofferenze dei figli.

Aspettare il terzo giorno, quando la pietra verrà rimossa e quel grido di dolore: “Mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato?” potrà coniugarsi con la gioia dell’Alleluia.

Questa è l’unica settimana che viene definita Santa, provare a percorrerla per santificarsi è la liturgia della Pasqua.